Shy

Shy il 2 luglio 2004, nei suoi primi dieci minuti fuori dalla gabbia....forse nella prima ed unica passeggiata della sua breve vita

 

Shy, in Inglese significa timido, schivo, e purtroppo il suo nome ha deciso il suo destino.

Shy, quando è stato catturato a Pomezia il 10 novembre del 2000, era un cucciolo perché, dalle registrazioni del canile risulta sia nato quello stesso anno. Il suo tatuaggio era RMH15648.

Ciò significa che la sua breve esistenza è stata bruciata in una cella di due metri per tre e che, nei suoi primi anni di vita non ha ricevuto un gesto d'affetto fino a quando, l'anno scorso, Raffaella, una volontaria che, come me, cerca di far uscire i poveri reclusi dalle gabbie, non ha incontrato il suo sguardo triste e ha deciso di guadagnarne la fiducia per portarlo fuori.

 

 

Shy, il 19 luglio 2003, insieme ad uno spinoncino, suo compagno nel box 157

 

Shy però temé che quell'uscita preludesse a qualcosa di brutto: un cane, come anche un uomo, che passi anni rinchiuso in un luogo ha il terrore di tutto quello che c'è fuori....e fu così che cercò di divincolarsi, cercando di fuggire da quelle mani che invece volevano infondergli un poco di tranquillità e di amore.

Shy tornò subito a rifugiarsi nella sua cella guadagnandosi solo questo suo nome...

Nei primi mesi di quest'anno anch'io tentai svariate volte di prenderci confidenza, affidando il suo compagno di cella a qualche altro volontario e restando con lui chiuso dentro il box a parlare con lui.

 
Sempre Shy con lo spinoncino, il 29 novembre 2003, si tengono caldo a vicenda...

 

Le prime volte non furono molto incoraggianti: Shy rimaneva seminascosto nella sua cuccia, guardandomi con timore e facendomi capire che sarebbe stato meglio che non mi fossi avvicinato.

Neanche l'offerta di qualche bocconcino lo indusse a farsi avvicinare, ma poi, con il passare del tempo, questi incontri divennero sempre meno tesi, lui cominciò ad avvicinarsi per mangiare, però preferiva che il cibo che gli offrivo stesse sempre  nella ciotola. (una cosa importante da tenere sempre a mente quando si ha a che fare con un cane timoroso è che non bisogna mai imporgli la nostra presenza avvicinandolo bensì bisogna far sì che sia lui ad avvicinarci)

Finalmente venne anche il giorno che Shy iniziò a accettare il cibo dalle mie mani e questi ultimi tempi era diventata ormai un'abitudine: io entravo nel box 157, la sua "casa", portavo fuori il suo compagno (l'anno scorso era uno spinoncino, poi adottato, successivamente un meticcio labrador e, ultimamente, un meticcio rottweiler), lo affidavo a qualche altro volontario e tornavo nel box di Shy, lasciando aperto il cancello.

 

Shy, il 9 aprile 2004, quando il dimagrimento era evidente senza però far sospettare qualcosa di grave.

 

Lui mi accoglieva con un ringhio sommesso che però, più che una minaccia, era diventato un saluto.

Mi accucciavo in prossimità del cancello e gli offrivo del cibo. Allora lui si avvicinava e cominciava a mangiare dalle mie mani, ogni tanto guardandomi in viso, oppure annusando le mie mani.

Il massimo del contatto fisico che riuscivo ad ottenere era dargli dei "buffetti" sul muso quando si avvicinava per mangiare e quando mi leccava la mano.

Non c'era verso di riuscire ad accarezzarlo: non appena alzavo la mano si ritraeva con la coda tra le gambe, sena mai però mostrarsi aggressivo.

Con questi presupposti non c'era proprio verso di  mettergli la corda intorno al collo per portarlo a spasso; avevo notato, però, che lui si affacciava curioso dalla sua gabbia; quindi cambiai comportamento, invece di entrare nel box rimanevo fuori e lui, piano piano usciva, prendeva il boccone e subito si ritraeva di nuovo, spaventato dal latrare dei suoi compagni di prigionia.

 

Un'altra foto di Shy, sempre del 9 aprile 2004

 

Con il tempo anche questo nuovo passo divenne un'abitudine fino al 2 luglio di quest'anno (2004) quando Shy prese finalmente il "coraggio a quattro zampe" e fece una breve passeggiata sul marciapiede che fronteggia il filare di box dove c'era anche il suo.

Camminò per una decina di metri, entrò in alcuni box vuoti ed infine si sistemò, o meglio si nascose, per paura di alcune abbaiate più forti, in un box che non era il suo...Carmine riprese con la su fotocamera questo momento storico che mi infuse molto ottimismo su un ormai prossimo recupero completo di Shy!

Ma la malasorte non abbandonò Shy, nelle settimane che seguirono mi dedicai ad altri suoi compagni, poi il 24 luglio, un sabato,  di solito l'unico giorno in cui posso dedicare per qualche ora ai nostri amici, passai varie volte davanti al box 157, vidi Shy nel suo solito angoletto, mi sembrò più triste ed abbacchiato del solito, ma purtroppo ero troppo preso da altre situazioni che, grazie a Dio non mancano mai in un canile e quindi non entrai nella sua cella..

C'era da considerare anche il fatto che, da alcuni mesi Shy mostrava un certo dimagrimento che però non ci preoccupò più di tanto perché parecchi cani, con l'avvicinarsi del caldo hanno dei cali ponderali.

Nel week-end mi rimase questo pensiero e quindi il martedì successivo mi recai al canile durante la pausa pranzo.

A volte approfitto di questo breve intervallo per far fare una passeggiata a Tommy che già avrete conosciuto in un'altra parte del sito. Tommy soffre molto la costrizione nel canile e piange continuamente. Anche la corda che usiamo per portarlo a spasso non gli è molto gradita e quindi sfrutto il fatto che, nei giorni feriali dopo le 13:00, non ci siano altri cani in giro e lo lascio libero, senza collare facendolo scorazzare un po' per il comprensorio, cosa che lui fa senza mai allontanarsi.

 

Shy, il 22 maggio 2004, in compagnia del penultimo compagno, un meticcio labrador.

 

Lascia quindi uscire Tommy e mi recai a trovare Shy.

Stava sempre nel suo angoletto, entrai per osservarlo meglio e provai veramente una fitta di dolore: questo mio povero amico era ridotto veramente  pelle ed ossa, si reggeva a malapena sulle zampe, in vari punti aveva perso completamente il pelo che veniva via a ciuffi e nelle parti scoperte la pelle era piena di abrasioni rosso sangue.

Chiamai subito la vet che effettuò una prima visita sommaria, riscontrando un notevole degrado delle condizioni fisiche di Shy, i muscoli, specie quelli delle zampe posteriori erano praticamente atrofici, le mucose della bocca erano pallide ed il pelo, come detto prima, veniva via a ciuffi...

Ipotizzando una forma di erlichia complicata da altre patologie, la vet somministrò a Shy una serie di antibiotici.

La notte fu per me un'attesa lenta ed interminabile, dico questo per non pensare a come sarà stata quella di Shy.

La mattina successiva mi recai subito al canile e la vet mi informò che aveva previsto una serie di flebo per reintegrare i liquidi perduti, con l'aggiunta di carnitina per aiutare la ripresa del tono muscolare.

Per fare ciò bisognava portare Shy in infermeria e per evitare che, spaventato, avesse delle reazioni aggressive, dovemmo applicargli una museruola.

 

Anche loro pare andassero d'accordo però si pensò che il dimagrimento di Shy fosse dovuto alla "dominanza" del suo compagno e quindi si decise di separarli...

 

Durante i tre quarti d'ora che durò la flebo rimasi sempre vicino a lui, accarezzandolo continuamente; Shy si lasciava coccolare alzando ogni tanto la testa per guardarmi con i suoi occhi  profondi e tristi che esprimevano tutto il suo dolore e la sua paura. Probabilmente, in quel momento capì che non sempre un uomo tocca un cane per picchiarlo ma a volte può anche avere per lui dei gesti di affetto, quello stesso affetto che Shy avrebbe potuto regalare se solo qualcuno glielo avesse permesso.

Ho affermato all'inizio che il nome Shy è stato anche il suo destino ed il perché è presto detto: se fosse stato meno timoroso sarebbe  uscito come i suoi compagni, avrebbe avuto più occasioni di essere visto e scelto da qualcuno intenzionato ad adottare un amico e, soprattutto, saremmo stati  in grado di accorgerci in anticipo dell'insorgenza della sua malattia senza aspettare che si mostrasse solo nella fase terminale e, forse, lo avremmo potuto curare con tranquillità.

 

Shy, il 9 giugno 2004, con il suo ultimo compagno.

 

Finita la somministrazione della terapia portammo Shy in un box "sanitario", il CV15.

Gli tolsi la museruola e quando tentai di accarezzarlo lui non si ritrasse, mi resi conto che era accaduta, anche se troppo tardi, l'unica cosa positiva di questa triste vicenda: Shy da quel momento in poi accettò senza timore tutti i gesti affettuosi che anche gli altri volontari gli rivolsero.

 

Shy, sempre il 9 giugno 2004

 

Passarono altri due giorni di terapie che però non sortirono l'effetto sperato e Shy andò sempre peggio fino a quando venerdì 30 luglio la vet non propose di mettere fine alle sue sofferenze.

 

Shy, il 24 luglio 2004 in una foto presa da un'altra volontaria.

Questo è il giorno al cui ricordo  più mi rammarico di non essere entrato nella sua cella...

 

Sono stato da sempre contrario all'eutanasia, che significa sì dolce morte la morte è comunque la negazione della vita e la vita, per quanto dura, difficile, triste, è sempre vita.

E tante volte, la scelta dell'eutanasia per un nostro caro, oggi potrebbe essere solo il nostro cane, ma per quanto stanno adoperandosi alcuni movimenti, nel prossimo futuro potrebbe essere anche un uomo, è più un trionfo del nostro egoismo che un vero e proprio atto d'amore verso il prossimo. Con questo atto ci liberiamo di tanti problemi legati alle cure continue delle quali questi potrebbe abbisognare, ci liberiamo dell'impegno di tempo e denaro che dovremmo dedicargli per accudirlo come si deve, e questo tempo dovremmo toglierlo ad altre nostre attività ed interessi che, per quanto futili ed effimeri sono importanti per noi "uomini moderni".

 

Shy sabato 24 luglio 2004

Purtroppo quel giorno ero distratto da altri problemi, altrimenti mi sarei dovuto accorgere delle sue condizioni

 

Quindi, lasciandomi vincere dal mio egoismo accettai questa soluzione per Shy, con l'alibi ipocrita che per lui fosse meglio così.

Ero riuscito a creare con lui un rapporto che se non fosse stato fermato dal destino sono sicuro si sarebbe ben presto trasformato in una serena amicizia e quindi era mio dovere fargli compagnia nei suoi ultimi minuti per rasserenarlo e non farlo sentire solo.

Continuai ad accarezzarlo, lui accettò tranquillo e quando la vet iniziò a somministrargli l'anestesia lui abbandonò la testa tra le mie mani.

Shy si addormentò in braccio a me alle ore 13:00 di quel triste venerdì 30 luglio 2004, non aveva neanche quattro anni... spero tanto che non me ne voglia quando ci incontreremo finalmente di nuovo al di là del Ponte dell'Arcobaleno...

 

Attenzione qui di seguito ci sono alcune foto di Shy quando ormai era consumato dalla malattia.

Ho ritenuto giusto riportarle perché anche queste fanno parte della sua vita e non è giusto nasconderle, comunque, se preferite, potete evitare di  guardarle

 

Shy, consumato dalla malattia.

Il suo declino è stato talmente repentino da non lasciare il minimo spazio per poter intervenire in maniera efficace.

 

Shy, rimarrà sempre un grande rimpianto di come sarebbe potuta essere diversa la sorte di questo giovane e sfortunato amico

 

Se nel canile ci fosse maggiore presenza di volontari tanti di queste tristi vicende potrebbero essere evitate perché i nostri amici potrebbero uscire con maggiore frequenza e quindi non si chiuderebbero in loro stessi.